Parco naturale Fanes-Senes-Braies

Habitat del parco

Geologia

Geologia
Pices Fanes

Gli altopiani di Fanes e Senes sono delimitati da cime rocciose, che degradano bruscamente sui versanti esterni. Le rocce di questi altipiani hanno un’età che varia dai 225 ai 190 milioni di anni – in termini geologici si tratta di rocce "giovani". Esse iniziano con la dolomia principale, che tra l’altro è anche la roccia costitutiva dei monti che fiancheggiano la Val di Mareo e il Gruppo delle Conturines, nella parte meridionale del parco. A questa roccia seguono il calcare di Dachstein e i calcari grigi (Giurassico) che caratterizzano fortemente il paesaggio: le chiare bancate calcaree di queste formazioni costituiscono, infatti, le cime dei gruppi della Croda Rossa, della Croda del Beco, del Sasso della Croce, del La Varela e del Col Bechei. Le formazioni calcaree possono presentarsi in bancate calcaree, ordinate come i gradini di un anfiteatro, o possono aver subito numerosi corrugamenti o piegamenti in seguito alle intense compressioni tettoniche verificatesi durante le fasi orogenetiche. Spesso gli orizzonti di strati inclinati secondo la linea di massima pendenza (chinappoggio), come ad esempio sul Sasso delle Dieci, Sasso delle Nove, Cima La Stiga o la Croda del Beco, sono franati a valle, dando luogo ad estesi macereti (“città di sassi”).

Intorno al Lago di Limo, così come sul versante sud del crinale di Cima Parom-Sas dai Beć (Gran Fanes), affiorano gli ammonitici rossi, calcari contenenti grossi fossili spiraliformi. Marne cretacee grigio-rossastre e fortemente corrugate vengono tagliate dal sentiero posto sotto il Rifugio Fanes. In seguito a movimenti tettonici, queste marne cretacee sono sprofondate nei calcari grigi sottostanti. I più recenti strati di sedimentazione marina delle Dolomiti sono rinvenibili presso il Col Bechei (2794 m), sopra il Lago di Limo. Nel periodo Terziario-Oligocene, circa 230 milioni di anni fa, quando era già in atto il corrugamento dell’arco alpino, si verificò un’ultima breve invasione marina, che lasciò in questa regione brecce (rocce sedimentarie composte da materiale fratturato e a spigoli vivi, inglobato in sedimenti di materiali fini), conglomerati (rocce sedimentarie composte per almeno il 50 % di ciottoli e ghiaia a margini arrotondati), arenarie e calcari in cui si rinvengono resti di balanidi (molluschi), alghe rosse, briozoi (colonie di invertebrati acquatici) e foraminiferi (protozoi eucarioti).

Come nessun’altra zona delle Dolomiti la geomorfologia di Fanes, Senes e Fosses è fortemente caratterizzata da fenomeni di carsismo. L’anidride carbonica disciolta nell’acqua ha intaccato e disgregato soprattutto i calcari del Giurassico e talvolta anche la dolomia principale. In seguito a questa erosione chimica si sono formate anche numerose grotte come quella delle Conturines.
Nel parco naturale si possono osservare quasi tutti gli elementi tipici del carso: campi carreggiati, fenditure e pozzi, doline in cui spesso si formano laghi perenni o più di frequente periodici; inghiottitoi, in cui i ruscelli spariscono nel sottosuolo per riaffiorare più a valle, in presenza di strati impermeabili all’acqua, in vivaci sorgenti carsiche, come anche valli secche e cieche che testimoniano l’esistenza in passato di deflussi superficiali. La comparsa di formazioni carsiche risale solitamente ai periodi caldi dell’era preglaciale, ma si protrae fino ad oggi.

Deflussi sotterranei ed erosione carsica caratterizzano le superfici rocciose e aride sferzate dal vento. Ciò fa sembrare ancora più fresche le verdi conche, dalle quali sgorgano sorgenti e ove risplendono laghi alpini – è più o meno questa l’impressione che dà l’area del Lago Verde. Da centinaia di fessure sgorga, gorgogliando, l’acqua e tra le cascate più basse si sono insediati verdi muschi d’acqua.

Quando l’acqua del Lago Piciodel è bassa, è possibile intravedere il grosso inghiottitoio a imbuto, attraverso il quale il ruscello scompare nel sottosuolo. Riaffiorerà solamente due chilometri più a valle, a Pederü – per poi riinfiltrare un’altra volta lungo i ghiaioni e i sassi della Val de Mareo. A Fodara Masaronn l’acqua sgorga da quaranta sorgenti – un vero spettacolo della natura.

Fauna

Fauna
Martora

Il regno animale del Parco naturale Fanes-Senes-Braies è rappresentativo per le Dolomiti. Per una ricca fauna è fondamentale una gran varietà di paesaggi, situati in valli isolate e tranquille con territori montuosi difficilmente raggiungibili: boschi misti di aghifoglie, estesi altipiani, alpeggi lavorati tradizionalmente, ghiaioni scoscesi, erte pareti rocciose, limpidi corsi d’acqua, ambienti umidi e laghi.
Le fasce vegetazionali spaziano dal bosco montano più a valle, fino alla zona rocciosa sopra i 3000 metri. Gli animali si sono adattati perfettamente a queste condizioni di vita estreme, in un ambiente povero.

Gli abitanti del bosco montano

Ampi boschi misti di conifere con radure o con prati a larice rappresentano degli habitat ideali per il capriolo. Da alcuni decenni, ovvero dall’inizio del novecento, è tornato il cervo, animale scomparso in passato nelle nostre montagne. Spesso i cervi maschili si radunano in branchi e vivono separatamente dai branchi di femmine. Solo durante l’autunno, nella stagione degli amori, i due sessi si avvicinano fra loro. Allora nelle foreste si può udire il possente bramito o il caratteristico rumore delle corna che si scontrano durante i combattimenti.

All’imbrunire la volpe, il tasso, la faina e la martora percorrono le foreste ed i prati in cerca di prede. Essi sono animali notturni e perciò si osservano raramente. Più spesso si può incontrare invece lo scoiattolo il quale, durante i mesi autunnali, è molto impegnato a nascondere noci e semi per prepararsi per l’inverno. Altri tipici abitanti del bosco sono il francolino di monte ed il gallo cedrone. Le foreste ricche di sottobosco rappresentano il loro habitat ideale. Essi reagiscono in modo molto sensibile alle alterazioni dei loro habitat.

Al limite superiore del bosco

Spostandoci verso il limite superiore del bosco, troviamo un sottobosco man mano più fitto. All’aumentare dell’altitudine gli arbusti contorti hanno sempre di più il sopravvento sugli alberi. Questa zona prende anche il nome di “zona di combattimento”, perché gli alberi trovano delle condizioni di vita sempre più ostili, crescendo solo a fatica, finché vengono a mancare del tutto. Un tipico abitante di brughiera è il gallo forcello. Questo “piccolo gallo” si distingue facilmente dal gallo cedrone, di dimensioni maggiori, grazie alla sua coda a forma di lira.

Dalla fascia di arbusti nani e dagli erbosi pascoli alpini fino alle zone rocciose si trova l’habitat ideale per la lepre variabile che, al termine dell’era glaciale, si è ritirata dalle pianure della tundra, rifugiandosi sulle Alpi. D’inverno quest’animale scava buchi nella neve per raggiungere l’erba e le radici sottostanti. Grazie alle lunghe dita delle zampe allargabili e ricoperte da peli rigidi, la lepre variabile non ha difficoltà a spostarsi in un ambiente ricoperto dalla neve.

Prati alpini

L’animale simbolo di questo parco naturale è indubbiamente la marmotta. Questo roditore è assai frequente negli erbosi pascoli alpini di Fanes e Senes, ma anche nella zona di Pratopiazza. Spesso le marmotte si possono osservare perfino dai sentieri, ma solo quando si sta fermi ed in silenzio: altrimenti la marmotta vigilante (“sentinella”) emette il suo fischio acuto provocando subito la fuga nelle tane di tutto il gruppo. Questi fischi d’allarme proteggono le marmotte anche dall’aquila reale, il loro principale nemico.

Gli altopiani di Fanes e Senes e le Dolomiti di Braies rappresentano degli habitat ottimali per i camosci. Al di fuori della stagione degli amori (all’inizio dell’inverno) i maschi di camoscio non vivono in gruppo. Durante l’estate i gruppi di camosci che si possono osservare mentre pascolano sui circhi erbosi sono perciò composti principalmente da femmine e giovani.

Flora

Flora
Prati Armentara

l tipo di roccia e la composizione del suolo, la fascia altitudinale e il microclima determinano le caratteristiche e la variabilità nelle composizioni floreali.

I boschi

La superficie boschiva è composta per lo più da fitti boschi di abete rosso, che si spingono da circa 900 fino a 2000 metri di quota. Altre conifere presenti sono il larice, e verso il limite del bosco, i pini cembri. Sui pendii aridi e detritici della Val dai Tàmersc e della Valle di Landro, crescono numerosi i pini silvestri. Nelle peccete subalpine, più rade di quelle montane, cresce un fitto sottobosco di arbusti adattati agli strati di humus indecomposti e acidi che caratterizzano il suolo delle foreste di conifere (mirtillo nero, mirtillo rosso e rododendro). La zona superiore agli arbusti contorti è caratterizzata dalla presenza di pino mugo. Questa specie, che fa parte del genere pino, contribuisce notevolmente alla stabilizzazione dei pendii ripidi e delle coltri detritiche grazie al sistema radicale ramificato che può raggiungere anche dieci metri di lunghezza.

Prati di montagna ed alpeggi

Su gran parte della superficie del parco si estendono pascoli e prati di montagna. Entrambi si sono originati in seguito all’intervento dell’uomo ed ospitano una varietà di specie eccezionale. Nei punti più aridi crescono l’arnica, varie specie di genziana, orchidee, il poligono bistorta e la radicchiella aranciata. Sulle aree intensamente pascolate crescono in prevalenza specie resistenti al calpestio o non gradite al bestiame come il migliarino maggiore e il nardo.

Praterie alpine e pendii detritici

Tra i 2000 e i 2800 metri di altitudine si rinvengono associazioni prative più o meno estese. I prati calcarei delle Dolomiti sono costituiti prevalentemente da sesleria comune e carice sempreverde, cui di frequente si associano anche il camedrio alpino o altre specie di carice. Tipici delle dolomiti sono anche il diffusissimo ormino montano, l'achillea delle dolomiti, la vedovella ed in alcuni punti anche la stella alpina. Alcune piante specializzate come il papavero retico, dal colore giallo brillante e l'iberidella grassa riescono a crescere persino su substrati poveri di nutrienti ed instabili come i ghiaioni.

Fessure tra le rocce

Nelle crepe e fessure tra le rocce, ma anche sulla nuda roccia, riescono a mettere radici solo piante estremamente specializzate. Tra queste figurano varie specie di piante pulvinate, come il raponzolo delle dolomiti, la stella alpina, la potentilla delle Dolomiti, l'androsace di Hausmann, il carice sempreverde e la sassifraga verdazzurra.

L'uomo e il parco

L'uomo e il parco
Viles Miscì

La Val Badia

La zona dell’Alta Val Badia è sicuramente una delle località turistiche per eccellenza dell’Alto Adige. Il turismo invernale in genere, ma anche l’escursionismo e l’arrampicata, attirano molti ospiti. Qui, a fianco di un paesaggio culturale e naturale, troviamo anche un paesaggio e paesi la cui impronta è fortemente influenzata da impianti sciistici, alberghi ed esercizi ricettivi.

Tra i comuni del parco naturale La Valle è quello che meglio ha conservato il suo originario carattere rurale ed è anche quello che non presenta sul proprio territorio impianti sciistici. Su un vasto pendio soleggiato sono sparse le tipiche "viles" ladine, con le loro antiche costruzioni in legno. La popolazione locale vive di agricoltura e artigianato, anche se un “turismo dolce” e sostenibile ravviva anche questo paese.

San Vigilio di Marebbe è oggi collegato tramite funivia e caroselli di piste con Plan de Corones e si è trasformato in un rinomato e animato centro turistico. Il tempo sembra essersi invece fermato tanto nelle viles disseminate sulle pendici dei monti, quanto nel vecchio capoluogo di La Pli, in cui sorgono ancora oggi alcuni maestosi edifici in pietra, a testimonianza del ruolo rivestito da questa località nella vita pubblica di un tempo. La Val de Mareo dietro San Vigilio di Marebbe, racchiusa tra ripide pareti rocciose, costituisce uno degli accessi più importanti che portano direttamente nel cuore del parco naturale.

La Val Pusteria

La parte del parco naturale della Val Pusteria si caratterizza per la presenza di aree tranquille, ma anche di altre fortemente sviluppate turisticamente. Le fonti sulfuree e ferruginose che sgorgano dagli strati a Bellerophon e a filladi quarzifere dei Bagni di Pervalle-Valdaora, sotto estesi boschi di conifere, sono rinomate da tempo. Su un dipinto, nella cappella dei Bagni, sono riportate le malattie per le quali le acque erano ritenute curative, come ad esempio: "affezioni delle articolazioni coxo-femorali, sciatica, reumatismi, gotta, pellagra, eccessiva presenza di sale nel sangue, dolori mestruali (...)". Sul versante settentrionale del monte che sovrasta a sud Monguelfo, sgorga dalle filladi quarzifere la sorgente di Waldbrunn, in passato considerata preziosa fonte curativa.

In estate frequenti e inquinanti colonne di auto intasano la Val di Braies, solitamente tranquilla, puntando verso il Lago di Braies, che, incassato in una suggestiva conca tra le rocce, è considerato il più suggestivo lago delle Dolomiti.

Di particolare bellezza è anche la zona di Pratopiazza, che ha rischiato però di eguagliare l'Alpe di Siusi in fatto di affluenza turistica; vi erano infatti già stati progettati un carosello di skilift, dei campi da tennis, un villaggio turistico e vasti parcheggi. Proprio all'ultimo momento Pratopiazza poté essere salvato grazie all'istituzione del parco.